La giornata europea della Logopedia di quest’anno accenderà i riflettori sul ruolo della teleriabilitazione e sul supporto delle tecnologie digitali nell’ambito dei consulti e dello sviluppo dei piani terapeutici.

In Anmic – Riabilitazione abbiamo da subito colto la sfida che ci si è presentata in seguito all’emergenza sanitaria e che, in molti contesti, è stato un acceleratore dei processi di digitalizzazione. La nostra filosofia è stata quella di reagire ai cambiamenti imposti cercando di continuare a fare il nostro lavoro occupandoci dei nostri utenti e delle loro famiglie.

Chiaramente l’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 ha determinato una serie di limiti e restrizioni che hanno interessato e penalizzato soprattutto i bambini. Ma non tutto il male viene solo per nuocere: i piccolini hanno potuto godere di più tempo con i genitori, con i fratelli, esplorando ciò che hanno in casa e scoprendo nuovi usi e nuovi interessi negli oggetti di vita quotidiana, dimostrando una capacità di adattamento degna di nota.

A questa flessibilità dei bambini e alla loro particolare attrazione verso i dispositivi elettronici che ci siamo ispirati quando abbiamo proposto alle famiglie la teleriabilitazione come nuova modalità di presa in carico a distanza.

La teleriabilitazione ha permesso a psicologi e terapisti di entrare nelle case dei nostri bambini, nella loro quotidianità e di progettare insieme a loro degli interventi ri/abilitativi personalizzati e orientati alla loro organizzazione quotidiana.

Sono ormai numerosi gli studi scientifici che supportano l’efficacia di trattamenti a distanza, la teleriabilitazione, anche post pandemia, può costituire un valido supporto sia in modalità sincrona che asincrona, per garantire la continuità di cura, raggiungere anche gli utenti che vivono in zone più remote e mantenere l’utente e la sua famiglia al centro del percorso riabilitativo, grazie a numerosi vantaggi quali:

  • flessibilità di orari,
  • disponibilità ed immediatezza,
  • possibilità di consulenze anche per utenti che vivono in zone remote,
  • generalizzazione di obiettivi e risultati,
  • osservazione in contesto ecologico,
  • continuità del percorso,
  • lavoro di rete insieme a famiglia ed istituzioni scolastiche,
  • maggiore senso di autoefficacia.

Il contatto umano rimane una componente fondamentale e imprescindibile per il buon esito di una terapia ma sicuramente la modalità in remoto può rappresentare una valida integrazione alle terapie in presenza. Non si è mai troppo lontani per non trovarsi!

Dott. ssa Rossella Vartellini

Logopedista – Dottoressa in Psicologia