La Tecarterapia è considerata la nuova frontiera della fisioterapia utilizzata in particolare per la riabilitazione degli atleti professionisti, ma le sue caratteristiche ne hanno agevolato la diffusione per i trattamenti fisioterapici di tutti i pazienti.
Ecco perché è in dotazione dei centri di riabilitazione più all’avanguardia.
La Tecarterapia è assolutamente indolore, non invasiva e offre risultati assicurati e dopo brevi periodi di applicazione, migliorando la situazione patologia e riducendo in maniera sensibile dolore e infiammazione.
L’aneddoto: Cristiano Ronaldo dopo un infortunio muscolare riuscì a rimettersi in piedi con mix di fisioterapia e tecarterapia in appena due settimane giocando in Champions League contro l’Ajax di Amsterdam e segnando anche un goal!
Il nome Tecar è l’acronimo di: Trasferimento Energetico CApacitivo Resistivo.
Si basa sull’utilizzo di calore di tipo endogeno, cioè questo strumento induce la produzione di calore a partire dall’interno del corpo stimolando la produzione di calore e dunque la capacità autoriparativa da parte del soggetto in cura.
In altre parole, stimola il corpo del paziente a collaborare in modo attivo, per il raggiungimento più veloce della guarigione.
Il dispositivo Tecar può lavorare in due modalità: la modalità capacitiva e la modalità resistiva.
La modalità capacitiva è indicata per il trattamento di problematiche a livello dei tessuti molli, con una bassa resistenza alla corrente, come i muscoli, la cute, il tessuto connettivale, i vasi sanguigni e i vasi linfatici. In questo caso l’impiego di una piastra mobile isolata è ciò che permette di agire specificatamente sui questi tessuti.
La modalità resistiva, invece, è ideale per il trattamento di danni a livello di tessuti con un’alta resistenza al passaggio di corrente, come le ossa, le articolazioni, i tendini, i legamenti, le cartilagini, attraverso l’uso di una piastra mobile non isolata che consente di agire a livello dei tessuti con un’alta resistenza alla corrente.
In base alla modalità di utilizzo la Tecarterapia genera
- incremento del microcircolo
- vasodilatazione
- incremento della temperatura interna
Sarà il terapeuta a decidere, in base alle esigenze del paziente e in funzione dell’obiettivo terapeutico da raggiungere, la quantità di energia trasferita dal dispositivo. Per esempio, se un paziente presenta una problematica che si risolve con gli effetti della vasodilatazione, allora il terapeuta dovrà impostare lo strumento Tecar a un livello energetico intermedio.
La Tecarterapia trova largo impiego nel recupero da infortuni, nel trattamento di patologie muscolari e osteoarticolari, nei programmi riabilitativi post-operatori.
In particolare viene utilizzata per:
- patologie muscolari (contratture, stiramenti o strappi, contusioni, edema)
- patologie dolorose della colonna (lombalgie, dorsalgie, cervicalgie)
- patologie della spalla (tendinite e tenosinovite della spalla, tendinopatie inserzionali, capsulite adesiva)
- patologie del gomito (epicondilite, epitrocleite)
- patologie del polso e della mano (tendiniti e tenosinoviti della mano, tendiniti e tenosinoviti del polso, rizoartrosi)
- patologie dell’anca (coxartrosi, borsite, pubalgia)
- patologie del ginocchio (condropatia rotulea, gonartrosi, esiti di lesioni traumatiche dei legamenti crociati anteriore e posteriore, distorsioni)
- patologie della caviglia e del piede (esiti di fratture, distorsioni, fascite plantare, tendinite achillea)
- riabilitazione post-chirurgica.
La Tecar viene inoltre utilizzata in medicina estetica, per migliorare l’effetto del massaggio linfodrenante e per la sua funzione anticellulite.
Per una seduta di Tecarterapia, il terapeuta invita il paziente ad accomodarsi su un apposito lettino reclinabile quindi, posiziona la cosiddetta piastra fissa sul lato del corpo opposto all’area da trattare e, su quest’ultima, applica una sostanza gelatinosa, che serve a facilitare il massaggio per mezzo della piastra mobile e a migliorare la qualità degli effetti della Tecar.
La seduta di Tecarterapia dura generalmente tra i 20 e i 30 minuti in base all’area anatomica di trattamento, alla modalità di utilizzo dello strumento e la patologia da curare.